Dalle parole ai fatti

I Verbi del Cuore

Ac-cor-darsi


Di rinnovamento hanno certamente bisogno tutte le nostre parrocchie, che vanno preparate all’inevitabile impatto coi tempi che verranno, più ricchi di sorprese e di provocazioni di quanto non lo sia li tempo presente. 
Si può parlare della necessità di una conversione: anzitutto una conversione personale perché tutti, nessuno escluso, abbiamo bisogno di confrontarci direttamente e coraggiosamente con le istanze evangeliche e con le attese del mondo contemporaneo. Questa è la conversione più necessaria e forse anche la più difficile: spetta a ciascuno mettersi di fronte al Signore e alla propria coscienza per assumere le proprie responsabilità e per aprirsi ad un più generoso servizio alla Chiesa per l’avvento del regno di Dio.
Da noi si esige anche una conversione morale, nel senso di adeguare le nostre scelte e i nostri progetti non solo all’etica dei die-ci comandamenti, ma anche alle istanze morali del Vangelo di Gesù, sulla scia del Magistero della Chiesa. Siamo ancora lontani da quella spiritualità pasquale che il Signore Gesù ci ha lasciato in eredità e che il Vangelo testimonia a chiare lettere. Non sappiamo ancora sintonizzarci con la spiritualità conciliare che conserva tutta la sua validità ed è capace di creare comunione tra comunità diverse e diversificate. Non abbiamo ancora adeguato le scelte pastorali alle legittime attese del mondo contemporaneo. 
Inoltre ci viene chiesta anche una conversione pastorale: dobbiamo avere il coraggio di aprire “vie nuove”, come ci ha chiesto di fare il Concilio Vaticano, per incontrare su di esse non solo i fedeli praticanti, ma ogni uomo e donna di buona volontà. 
Vanno ripensate alcune forme di iniziazione cristiana a cominciare dal primo annuncio rivolto ai battezzati che vivono un fragile rapporto con la Chiesa: come far fronte a tanti e impegnativi compiti? Se c’è una scelta strategica da fare questa dovrà cadere sulla pastorale degli adulti, per e con gli adulti, segnatamente sulla pastorale familiare. Non cesseremo di badare ai minori, ma forse dobbiamo aver il coraggio di ribaltare la gerarchia degli investimenti delle energie pastorali.
Fanno meditare le parole - molto vere e stimolanti - di un teologo pastoralista: “Oggi la nostra sfida è di partorire di nuovo e di dare la vita… Non bisogna semplicemente considerare che le nostre Chiese mancano di preti, ma piuttosto che esse mancano di cristiani. Oggi è urgente metterne di nuovo al mondo. L’evangelizzazione, quadro nel quale dobbiamo situare l’iniziazione cristiana, mi sembra in definitiva il solo motivo decisivo capace di impegnarci in una vera riorganizzazione pastorale che potrà avere un vero domani” (G. Routhier, in Scuola Cattolica 129 (2001) 510).

 

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